A partire da Aprile 2016 è divenuta obbligatoria, in Inghilterra, la cosiddetta “Revalidation” per tutti gli infermieri iscritti presso il Registro Nazionale, ovvero l’NMC.
Si tratta, in buona sostanza, di un sistema di verifica triennale dell’idoneità a proseguire la professione infermieristica, in assenza della quale l’iscrizione presso il registro decade ed occorre presentare una nuova domanda, che potrebbe richiedere anche sei settimane prima di essere approvata.
Con tutte le conseguenze che ciò, ovviamente, comporta per il proprio lavoro: è sottinteso, infatti, che continuare ad esercitare la professione infermieristica nel periodo di riapplicazione della domanda costituisce reato ed datore di lavoro potrebbe dunque decidere per il licenziamento dell’infermiere.
Il sistema di Revalidation comprende anche 35 ore di formazione professionale, ma è strutturato in maniera molto più complessa, poichè include:
- 450 ore di pratica nell’arco di tre anni (o 900 ore, se si dispone di una doppia iscrizione come ostetrica e come infermiere)
- 35 ore di CPD, ovvero di formazione professionale continua, di cui 20 in presenza;
- Un minimo di cinque feedback positivi (provenienti da pazienti o da colleghi) collegati alla prassi svolta;
- Un minimo di cinque riflessioni sul CPD, e/o sui feedback, e/o su un evento o esperienza nella propria pratica professionale e come questo si riferisce al codice di condotta professionale degli infermieri;
- Una discussione con un altro infermiere registrato presso l’NMC, che copre le cinque riflessioni scritte;
- Una dichiarazione di buona salute e buona condotta;
- Dichiarazione che si dispone di una assicurazione professionale (per i dipendenti NHS, è in genere l’ospedale che fornisce una copertura, un po’ come avviene in Italia);
- Una conferma da terze parti (ovvero dal proprio manager, di norma) che ci si è attenuti ai requisiti previsti per il rinnovo.
La documentazione deve poi essere inviata online all’NMC e da questo vagliata, prima di ottenere la conferma al rinnovo, che in genere avviene in tempi molto brevi.
La Revalidation, quindi, costituisce uno scoglio abbastanza ostico da superare, ma non troppo.
Senza dubbio, le sanzioni per chi non si attiene sono efficaci, a differenza di quelle ancora ipotizzate (e mai applicate) per gli infermieri italiani.
Resta però sempre vera, indipendentemente dalla Nazione, la considerazione che, qualunque sia il sistema di formazione professionale o di idoneità alla professione, quando difetta una reale partecipazione si avrà sempre a che fare con un mero controllo formale, relativamente semplice da superare, ma mai in grado di accrescere la passione e l’impegno per una professione che invece necessita quotidianamente di passione ed impegno.
Ed in grande misura, anche.
Di recente, ho scritto un breve pezzo per la newsletter del mio Dipartimento, il Moorfields South, per evidenziare similitudini e differenze tra il sistema italiano e quello inglese.
Lo riporto qui di seguito, nella versione italiana ed in quella inglese.
(Versione italiana)
“Non così tante persone, in Italia e nel Regno Unito, sanno che i servizi sanitari pubblici italiano e britannico sono identici.
Il SSN italiano ( “Servizio Sanitario Nazionale”), nato nel 1978, è stato modellato, infatti, sull’NHS. Anche la definizione dei due acronimi ha lo stesso significato.
I sistemi sono simili, così la politica e le regole.
L’istruzione, la carriera e la struttura della leadership per gli operatori sanitari, invece, sono leggermente diversi, in particolare per gli infermieri.
Specializzazioni e figure di manager, per esempio, esistono già, ma ancora lottano per essere pienamente apprezzate, in termini di riconoscimento economico e professionale.
Tuttavia, dal 2002, un sistema di sviluppo professionale continuo, denominato ECM ( “Educazione continua in medicina” – “educazione continua in medicina”), è stato introdotto in Italia ed è stato reso obbligatorio per tutti gli operatori sanitari.
Il sistema ECM richiede che ogni professionista iscritto debba raccogliere 150 crediti nell’arco di tre anni (50 ogni anno), partecipando a conferenze, seminari, riunioni o corsi che normalmente durano mezza giornata o giornata intera.
Alla fine di ciascuna di esse, occorre superare una valutazione scritta per guadagnare crediti.
Ogni evento può fornire una diversa quantità di crediti, a seconda di molti fattori, come la durata o l’interattività. Dopo ogni evento, copia digitale della valutazione viene inviata on-line ad una Agenzia nazionale (l’Agenas), per raccogliere prove che il professionista sta continuando a sviluppare le sue capacità e competenze.
Al termine del periodo di tre anni, il Consiglio professionale (che prende il nome, per gli infermieri italiani, IPASVI ed è strutturato a livello provinciale) verifica l’adesione al sistema ECM per ogni membro registrato. Il mancato rispetto può comportare sanzioni disciplinari.
A differenza della revalidation nel Regno Unito, l’ECM in Italia non ha quindi lo scopo di verificare l’idoneità per la pratica, ma di promuovere solo la crescita professionale.
Questo sistema di sviluppo professionale continuo ha funzionato fino ad ora?
Non proprio, ad essere onesti.
Molti professionisti hanno partecipato agli eventi solo per accumulare crediti, per cui il sistema non ha raggiunto l’obiettivo di migliorare lo sviluppo professionale ed aiutare a riflettere sulla professione, carriera e competenze.
Le sanzioni non sono mai state definite ed attuate: nessun infermiere è stata sospeso o colpito finora per non avere frequentato eventi. In realtà, è ancora discusso se le sanzioni potrebbero essere un buon deterrente o se sono completamente inutili.
Senza il coinvolgimento personale e passione, ogni sistema di sviluppo professionale o di rinnovo costituisce, infatti, solo una formalità. Nessuno, infatti, può essere costretto ad essere un buon professionista solo perché c’è il rischio di essere radiati dal registro.
Recentemente, in Italia, gli infermieri hanno iniziato sostenendo un riconoscimento istituzionale delle loro competenze avanzate e specialistiche: questo ha sollevato la consapevolezza è stata, finora, la spinta principale per ripensare e ridisegnare il ruolo di cura all’interno della professionisti della salute forza lavoro e per promuovere la partecipazione individuale e collettiva.
(English version)
“Not so many people, in Italy and in UK, know that the British and the Italian public Health Service are identical.
The Italian SSN (“Servizio Sanitario Nazionale”), born in 1978, has been modelled, in fact, on the NHS. Even the translation of the two acronyms has the same meaning.
Systems are similar, so politics and rules. Education, career and structure of leadership for health professionals, instead, are slightly different, especially for nurses. Specialist and manager roles, for example, already exist, but still struggle to be fully appreciated, in terms of economical and professional acknowledgment.
However, since 2002, a system of continuous professional development, named ECM (“Educazione continua in medicina” – “continuous education in medicine”), has been introduced in Italy and it has been made mandatory for all health professionals. The ECM system requires that every registered professional has to collect 150 credits within three years (50 each year), attending conferences, seminars, meetings or courses that normally last half day or full day. At the end of each of them, a written assessment must be passed to earn credits.
Any event can provide a different amount of credits, depending on many factors, like the duration or the interactivity. After each event, digital copy of the assessment is sent online to a National Agency, to collect evidence that the professional is continuing to develop his skills and competences.
At the end of the three years period, the Professional Council (which is named, for the Italian nurses, IPASVI and it is province-based) check the compliance to the CPD system for every registered member. Non-compliance may result in disciplinary sanctions.
Unlike revalidation in UK, the ECM in Italy is therefore not intended to check the fitness for practice, but to promote only the professional development.
Did this system of CPD work so far? Not really, to be honest.
Many professionals attended the events only to collect their credits, so it did not reach the aim to improve the professional development and to help to reflect on their profession, career and skills.
The sanctions have never been ruled and implemented: any nurse has been suspended or struck so far for not having attending events. In fact, it is still discussed if sanctions could be a good deterrent or if they are completely useless.
Without personal involvement and passion, any system of professional development or revalidation will result only in a formal check. Nobody, in fact, can be forced to be a good professional only because there is a risk to be struck off from the register.
Recently, in Italy, nurses started claiming an institutional acknowledgment of their advanced and specialist competences: this raised awareness has been, so far, the main boost to rethink and redesign the nursing role inside the health professionals workforce and to promote individual and collective involvement“.