Forse non tutti sanno che nei concorsoni come quello appena tenutosi a Trieste non ripongono le loro speranze solo gli infermieri precari e/o disoccupati d’iItalia, ma anche chi un lavoro ce l’ha gia’, ma all’estero, e non ha perso la fiducia nella conquista di un posto fisso anche in Italia. Ho raccolto per i lettori del blog la testimonianza del caro amico e collega Vincenzo Limosani, gia’ infermiere strumentista per il Moorfields Eye Hospital di Londra presso la sede di Bedford e fresco di assunzione presso il Papworth Hospital di Cambridge, tra i centri europei di riferimento per i trapianti di cuore.

Anche lui sogna di rientrare in Italia; anche lui ha partecipato alla preselezione per 173 posti in Friuli Venezia-Giulia. Ecco il suo resoconto:
“26 gennaio 2016. Trieste. Una data che si dimentica difficilmente. I mezzi pubblici che conducevano al luogo stabilito erano oltremodo gremiti e si respirava ansia e sudore di gente che aveva affrontato un interminabile viaggio della speranza.

Il mio numero identificativo era il 9176.
La fila fuori era interminabile e una volta entrati dentro, dopo essere stati divisi per lettere, i nostri corpi già esausti erano ammassati alla rinfusa. Anche io, professionista apprezzato in Inghilterra, ero in Italia per un concorso da infermiere.
Erano anni che non si “mettevano in palio” così “tanti” posti (173). Una ghiotta opportunità dunque che noi giovani laureati non potevamo assolutamente farci sfuggire; difatti la risposta è stata massiccia con la ricezione da parte della ASL friulana di oltre 10000 (diecimila!) domande di iscrizione.
Tra questi, molti anche gli Italici d’oltremanica, tra cui il sottoscritto, i quali ognuno con i propri motivi sogna di tornare in Italia. Aerei, treni, autobus, alianti e dirigibili: con i più disparati (e disperati) mezzi e con una valigia piena di esperienze e speranze abbiamo raggiunto il capoluogo friulano per tentare la fortuna; dove per fortuna non si intende ricchezza, ma semplicemente lavoro e dignità nella nazione in cui siamo nati (purtroppo o per fortuna, come cantava Gaber).
Sul volo Ryanair FR168 in partenza da Londra Stansted con me Marta, 30 anni, infermiera di area critica a Nottingham: sul suo volto l’orgoglio di essere una self-made rispettata in UK e l’amarezza di essere un numero senza valore in Italia. Un cuore spaccato a metà, un’amara gioia che ogni emigrante conosce bene.
Che l’Italia fosse la morte della meritocrazia lo si sapeva dai tempi di Cesare, e un po’ ci eravamo abituati. Ma alla mancanza di dignità, no. Non ci si abitua mai e non ci si deve abituare. E sia chiaro che la mia non è una critica all’evento friulano:  l’organizzazione, seppur con estreme difficoltà e con qualche mancanza, a mio modesto parere ha retto. Certo, ci sono stati ritardi importanti, sugli spalti si stava come sardine in scatola… ma provate voi a organizzare un evento per migliaia di persone!!
Il vero problema è la necessità di creare questi eventi di dimensioni bibliche quando poi il nostro SSN ha una carenza terribile di personale infermieristico. Inoltre e’ gravissimo il fatto che ci siano persone, professionisti con curricula invidiabili costruiti con anni di sacrificio, i quali vengano tutti messi in un grande calderone. Esperienza, corsi, specializzazioni: non conta nulla. Sei un numero come gli altri. La mediocrità vince sul merito: un laureato con lode e con esperienza decennale in un centro specialistico, con 3 master all’ università, ricercatore di fama internazionale, stimato in tutta Europa, potrebbe non superare l’assurdo quizzone preliminare.
La meritocrazia ha perso ancora e l’Italia con essa.
È frustrante e umiliante pensare che a sole 2 ore di aereo si è rispettati e ben pagati. Allora inizi a pensare che forse, non vale la pena vendere la propria dignità per un lavoro pagato male e stimato peggio in Italia. Forse, conviene rifare il biglietto.
Londra solo andata, please”.

Una replica a “Il concorsone di Trieste – l’esperienza di un infermiere italiano ricercato in Inghilterra ed alla ricerca di dignita’ in Italia”

  1. Avatar Sander78

    È per questo che, pur essendomi laureato a Trieste a due passi da dove si teneva il concorso, ed avendo tutti i miei affetti, e quelli della mia ragazza, infermiera anche lei, li, abbiamo deciso di non fare il concorso… non mi va di sentirmi carne al macello mentre qua fanno la fila per offrirci lavoro

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