Il Moorfields Eye Hospital

Ho già accennato nella mia introduzione che l’ospedale per il quale lavoro è il Moorfields Eye Hospital di Londra.
Si tratta del primo nella storia (nasce nel 1804), nonché del più grande e noto ospedale oculistico al mondo, con sede principale in City Road a Londra e 21 (sì, esatto, 21) strutture satellite dislocate in tutta la capitale inglese e dintorni, compresi i sobborghi di Watford, Croydon e Bedford.
Un’altra sede è stata recentemente inaugurata a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti ed un’altro edificio, adiacente alla struttura centrale, denominata Richard Desmond Children’s Centre, rappresenta il più grande ospedale oculistico pediatrico al mondo.
La sede nella quale sono stato distaccato occupa fisicamente il Dipartimento di Oftalmologia di uno dei più grandi e noti ospedali di Londra, il St. George’s, nel quartiere di Tooting Broadway, quello dove sono state ambientati diversi episodi delle serie televisiva “24 ore in Pronto Soccorso” (che nell’originale è “24 Hours in A&E).
Il Moorfields è dunque – avete capito bene – una struttura dedicata interamente all’assistenza ed alla cura di persone con patologie oftalmologiche.
Un simile livello di specializzazione è impensabile in Italia, tant’è vero che non esistono strutture paragonabili ad esso in ambito pubblico o privato, fatta eccezione probabilmente per cliniche di modeste dimensioni. Anch’io, ancora al momento dell’assunzione, stentavo a credere che potesse esistere un ospedale pubblico oculistico. Eppure non è l’unico esempio nè a Londra nè in UK (ne potrei citare altri, dal Western Eye Hospital al Manchester Royal Eye Hospital).
Paragonato ad altre strutture ospedaliere, il Moorfields ha dimensioni più contenute, ma i suoi 1.800 dipendenti costituiscono comunque una cifra di tutto rispetto.
Il suo bacino d’utenza è internazionale e pazienti da tutto il mondo si recano presso quest’ospedale per la cura di patologie oculistiche di varia natura. L’afflusso è notevole e il solo Pronto Soccorso serve mediamente 300 pazienti al giorno, con un trend in costante crescita.
Per chi conosca anche solo minimamente l’attività di un infermiere, sorge spontaneo domandarsi la sua attività sia limitata all’instillazione di gocce e colliri.
E’ ovvio che accade estremamente di rado che un paziente possa arrivare in pericolo di vita a seguito di gravi traumi oculari e se lo è – in virtù di altri traumi – viene subito trasferito presso altre strutture.
E’ anche estremamente difficile, ma non impossibile, visto che mi è già capitato, che al contrario vengano ricoverati pazienti che poi, per effetto di altre comorbidità, subiscano un deterioramento delle condizioni generali tale da dover essere monitorati costantemente; anche in questo caso, i pazienti vengono trasferiti presso Unità di Terapia Intensiva in altre strutture (o nella Terapia Intensiva dell’ospedale in cui sono “ospitato”, ovvero il St. George’s). Al di là di questi estremi, nonchè dell’attività degli strumentisti di sala operatoria, l’assistenza infermieristica in un ospedale oculistico è estremamente varia e spazia persino in ambiti sconosciuti agli infermieri Italiani.
Il Moorfields è stato infatti il primo ospedale al mondo a riconoscere agli infermieri appositamente formati la possibilità di eseguire iniezioni intravitreali per la somministrazione di farmaci destinati alla cura della degenerazione maculare o della retinopatia diabetica proliferativa. Ancora, gli infermieri qui nel Moorfields come in UK possono eseguire biopsie, interventi con laser ed iniettare tossina botulinica per la cura di varie patologie di tessuti annessi all’occhio. Fantascienza in un ospedale italiano, anche se, a ben vedere, in quasi tutti i casi descriti si tratta semplicemente di amministrazione di terapie prescritte da medici, il che rappresenta il core dell’attività infermieristica.
Nell’ordinario l’infermiere può comunque somministrare farmaci per via endovenosa, eseguire una complessa serie di test, eseguire una completa anamnesi del paziente, prestare assistenza periperatoria: una gamma di attività, come si vede, estremamente ampia!
Non trovo affatto riduttiva, pertanto, l’espressione “infermiere oftalmico” e mi auguro anzi, dopo un periodo di esperienza lavorativa e a seguito di un corso universitario biennale (interamente pagato dall’ospedale!) di diventare infermiere specialist.
Solo il tempo stabilirà se questo è davvero il mio futuro professionale.
Dal mio punto di vista, meglio comunque non avere in mente progetti di troppo ampio respiro e pensare a costruirsi la propria carriera giorno per giorno, un mattone alla volta.

3 pensieri su “Il Moorfields Eye Hospital

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