Conservate nella vostra memoria digitale questo articolo od il link, perché quanto leggerete è una profezia di quello che accadrà al sistema sanitario nazionale italiano, entro i prossimi cinque anni.
Vi spiego la cosa in pochi passaggi: ogni anno, l’NHS appalta la fornitura di servizi clinici, soprattutto territoriali e residenziali (come il numero telefonico di emergenza 111, oppure i walk-in center, strutture di primo soccorso, od ancora i servizi di salute mentale) a soggetti privati, pubblici (i Trusts dell’NHS) e ad operatori no profit, in una competizione aperta, per contendersi spicchi di una torta che quest’anno valeva 7.2 miliardi di sterline.
Indovinate chi si è aggiudicato la fetta più grossa?
Esatto, proprio i providers privati, che hanno vinto il 43% degli appalti, per un totale di 3.1 miliardi di pounds, lasciando ai Trusts pubblici il 35% ed agli operatori no profit il restante 21%.
La notizia, tradotta in freddi numeri, non farebbe di per sé sensazione, se non fosse per due note a margine: la vittoria schiacciante dell’imprenditoria sanitaria privata arriva all’alba delle dichiarazioni del Ministro della salute inglese Jeremy Hunt, che aveva promesso di voler costruire un NHS più solido e prospero, favorendo maggiori finanziamenti.
Ciliegina sulla torta (è il caso di dirlo), oltre 400 contratti, per un importo totale di oltre 1 miliardo di sterline, sono stati inoltre aggiudicati ad una delle aziende del cittadino britannico più ricco al mondo: Richard Branson, proprietario della Virgin, multinazionale con sede fiscale nelle Isole Vergini Britanniche, noto paradiso fiscale, e fornitrice di servizi in molti settori, dell’editoria musicale al trasporto aereo e ferroviario, fino, appunto, alla sanità, tramite la Virgin Care.
Parliamo, insomma, di uno degli imperi privati più grandi al mondo, che fattura profitti immensi, ma che non restituisce neppure una sterlina in tasse al Regno Unito e che è finito di recente nell’occhio del ciclone per aver fatto causa per 82 milioni di pounds a sei CCG (Clinical Commissioning Groups, una sorta di Direzioni Territoriali dell’NHS), proprio in relazione ad una gara d’appalto, finendo con l’ottenere un risarcimento attraverso un accordo transattivo.
Negli ultimi cinque anni, per giunta, gli imprenditori privati della sanità non hanno sempre dimostrato di fornire un servizio efficiente e di qualità, in alternativa all’NHS.
Dopo aver sottratto molti servizi alla sanità pubblica offrendo spesso servizi sottocosto, infatti, molti di loro si sono visti stracciare dozzine di contratti, a seguito di crack finanziari o gravi disservizi lamentati dall’utenza. Nel 2015, ad esempio, la Coperforma perse un appalto di 63,5 milioni di sterline per il trasporto dei pazienti nel Sud dell’Inghilterra, a seguito di un’inchiesta che aveva rivelato che pazienti in dialisi od in chemoterapia avevano mancato appuntamenti di importanza vitale.
La Virgin Care ha difeso la propria posizione, sostenendo di aver sempre erogato prestazioni di qualità e di aver ricevuto feedback positivi dal 93% dei propri pazienti.
Tramite un proprio portavoce, il Ministero della Salute inglese (Department of Health) ha inoltre affermato che la spesa nell’assistenza sanitaria privata conta solo “per otto pence ogni sterlina” e che il Governo è attivamente impegnato per far sì che l’NHS, fondato e posseduto dal contribuente inglese, rimanga un servizio di fama mondiale gratuito, ora ed in futuro.
Trovate qui il link all’articolo originale del The Guardian: